Emilio Cavallini Calze

Quando la moda e l’arte s’intrecciano

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ell’ingresso monumentale del Castello sarà presente una installazione dello stilista Emilio Cavallini a taglio antologico.

Dal 13 Ottobre vi accoglierà all’ingresso della mostra una nuova grande occasione di conoscenza e approfondimento sul mondo della moda. Una lente di ingrandimento sul lavoro di Emilio Cavallini, l’uomo che ha rivoluzionato non soltanto la natura dei collant da donna o anche delle calze da uomo, ma la loro stessa funzione estetica e sociale.

La calza per noi è un accessorio, importante quanto una borsa od un paio di scarpe. Non pensiamo mai alla calza come indumento intimo marginale, ma come un elemento che può cambiare completamente il look. Indossare il collant sbagliato, fa apparire brutto anche il migliore dei vestiti.

Le calze indossate dalle donne non erano certo note per la loro praticità o per la loro lussuosità e sensualità. Cavallini ha combinato queste caratteristiche e influenzato dalla creatività degli anni ’60/’70 ha iniziato ad impiegare nuovi materiali – con una dichiarata preferenza per il nylon – per creare forme geometriche che da quel momento avvolgono le gambe arricchendo il corpo femminile di nuovi motivi di desiderio.

L’arte di Emilio Cavallini dal 21 Ottobre al 26 Novembre

In stretta e voluta continuità con Next Vintage i saloni della nuova area espositiva apriranno la stagione autunnale con una mostra personale ampia e documentata della produzione artistica di Emilio Cavallini.

Opere realizzate nel corso di 3 decadi che testimoniano l’intima correlazione e contaminazione tra moda e arte. Perché Emilio Cavallini non è solo stilista ma ha sempre colto ispirazione nell’arte per la moda e viceversa. Per meglio dire la sua energia creativa di stilista si è sempre nutrita della sua curiosità e del suo interesse per la ricerca artistica.

Dagli anni ‘ 70 infatti continua a produrre incessantemente, realizzando opere di grande qualità solo per soddisfare le proprie esigenze interiori, una relazione inestricabile fra i due mondi in un rimando di suggestioni dagli esiti originali e innovativi.

Per la realizzazione delle sue opere utilizza materiali inusuali mutuati dal mondo della moda: filo di nylon, tessuti in poliammide stampati, le stesse calze, bobine per filati.

La progettualità della sua ricerca artistica prende il via da elementi base della della geometria, la cui composizione si struttura secondo leggi matematiche. Punti, linee, quadrati, triangoli, cerchi organizzati nello spazio tridimensionale secondo leggi combinatorie, permutazioni o algoritmi di accrescimento dalle più recenti teorie matematico-geometriche danno vita alle sue opere.

A Londra volevo fare un corso di moda, ma non ne esistevano. Mi trovai nello studio di Mary Quant in King’s Road. Lei cercava degli stagisti che la aiutassero nel suo lavoro che stava diventando davvero una cosa interessante. Eravamo una ventina, tra uomini e donne, ma uomini pochissimi: allora nella moda la donna aveva il sopravvento, perché lo stilista uomo era il sarto. Io stavo ancora cercando di capire cosa potessi fare lì dentro quando a un certo punto lei disse che le serviva qualcuno che le facesse le calze. Io dissi subito che potevo farle io perché al mio paese c’era una grande fabbrica di calze e avevo sempre visto tutte le donne che uscivano di fabbrica e indossavano queste calze: erano ancora quelle con la cucitura, erano fatte con i telai.

Emilio Cavallini

Emilio Cavallini è uno stilista visionario, imprenditore rinascimentale e artista affermato con un destino segnato dalla calza, decide infatti dopo un incontro a Londra con Mary Quant di vestire le gambe delle donne.

Negli anni settanta 1970 ha intuito, in anticipo su tutti, l’esigenza di trasformare le  calze in un capo d’abbigliamento fondamentale; nascono i primi collant con disegni bianco nero, a pois, a stelle, con motivi teschi, rigati, con stampe animalier e ogni tipo di rete. I colori flou diventano i suoi riferimenti.

Il primo progetto disegna una calza a righe orizzontali (e poi verticali) bianche e nere inizialmente, e poi nelle varianti bianche e rosse, e bianche e blu.

Nel 1977-78 decise che voleva realizzare una sua linea di calze. Era un appassionato di reti.

A San Miniato si producevano le calze con la cucitura dietro, tipo quelle che indossava Marylin Monroe, prodotte con i telai. Ma Cavallini voleva produrne un paio senza le cuciture, e così prese a collaborare con un’azienda che produceva le reti per i salami e da quella tecnologia riuscì a fabbricare delle calze a rete a struttura tubolare continua.

Fu un successo planetario!

Nel frattempo, dopo le calze a righe, che ebbero un riscontro sorprendente, passò a produrre le calze con i “pois”, prima quattro puntini, sulla calza velata di Dior. Divenne un “must”, a San Miniato facevano la fila per averle, venivano dalla Francia, dalla Germania, da tutta Italia per acquistarle!

Questa produzione da vita a prestigiose collaborazioni con le maggiori griffe di moda (Dior, Celine, Balenciaga, Alexander McQueen e Gucci) diventando il supporto e il medium attraverso il quale ha portato avanti un’instancabile ricerca artistica.
Moda e arte hanno sempre caratterizzato la sua ricerca nella produzione delle calze perché l’arte guarda al futuro, ma nello stesso tempo è un qualcosa che rimane.

Dall’arte attingeva gli spunti necessari per produrre i pattern e le decorazioni per le calze e i collant.

Forme, colori, trame, intarsi erano ispirati dall’arte del passato diventando punto di partenza per le sue creazioni attraverso anche reinterpretazioni di opere d’arte conosciutissime.